Yes, we can

    La situazione attuale del nostro Paese è piuttosto grigia, ma certamente non ha raggiunto il fondo del baratro, molto profondo. Il debito pubblico è elevatissimo, con l’aggravante che la crisi in atto provocherà una diminuzione delle entrate fiscali e un probabile aumento del debito stesso. Anche la sfiducia degli investitori, in aumento, avrà ripercussioni negative sul debito pubblico. In futuro potremmo avere problemi con l’assistenza sanitaria, con le pensioni, con gli stipendi. Lo stato sociale è in pericolo.

    Ma questo è solo uno dei problemi che affliggono il nostro Paese, inserito in un contesto globale piuttosto difficile.

    Possiamo fare qualcosa? Forse si.

    Dobbiamo prendere consapevolezza della realtà, e unirci, mettendo da parte ideologie e preconcetti.

    Tutte le persone oneste e di buona volontà devono unirsi: quelli che mandano avanti il Paese, quelli che per guadagnarsi un pezzo di pane  lavorano dalla mattina alla sera, e ci mettono l’anima in quello che fanno; quelli che non vivono per guidare un’auto di lusso o un fuoristrada, per sperperare risorse e inquinare il pianeta, mentre il mondo intorno soffre e grida di dolore.

    Agli altri possiamo solo chiedere di riflettere, di riflettere e di fare qualcosa per dare un senso vero alla propria vita prendendo parte ad un Grande Progetto che sicuramente cambierebbe la vita di ognuno, e che potrebbe cambiare il mondo. 

    Dobbiamo capire come stanno le cose nella realtà, e unire i nostri sforzi per trovare delle soluzioni ai problemi che ci affliggono; così potremo realizzare un mondo migliore. Mettendo da parte i nostri egoismi e proponendoci di diventare delle persone migliori, di percorrere un cammino di crescita, anche se questo  può comportare degli sforzi. Attraverso l’impegno. Intessendo una rete di contatti. Focalizzando i nostri sforzi. Proponendo a chi sta intorno a noi degli stimoli positivi e costruttivi. Senza ingenuità, e senza illuderci troppo. Consapevoli che il cammino è lungo e difficile, ma senza scoraggiarci.

    Diciamo anche noi, come hanno già fatto gli americani: Yes, we can.

    Ce la possiamo fare.

Il futuro che ci attende

Yes, we canultima modifica: 2009-02-05T09:14:00+01:00da oivalf1
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5 pensieri su “Yes, we can

  1. Condivido. Io sono convinto anche che possiamo farcela. Dobbiamo superare gli ostacoli, che sono tanti. Bel post per me è stata una fortuna trovare un blogger così istruito e saggio, da cui posso imparare tante cose. La gente sta capendo che la realtà non è come appare. Ancora parecchi italiani sono come gli schiavi nella caverna di Platone, noi, per fortuna, siamo riusciti a slegarci, però ora che abbiamo visto la realtà non dobbiamo avere paura che nel far conoscere la verità agli altri, questi possano ucciderci, ma dobbiamo lottare. Un saluto dal conte. Buona serata.

  2. La mia paura principale è proprio quella che molti italiani non sono consapevoli, e continuano a disinteressarsi, di tutto quello che sta accadendo. Speriamo che presto alzeranno la testa. Grazie per le tue visite. Un saluto dal conte. Buona serata.

  3. weeeeee arrivo qui dal blog del conte consodrando che una regolamentazione la faranno perchè ve n’è bisogno, oscurare you tube risulterebbe impossibile siamo ancora un a denmocrazia ecchèdiamine, se ppoi prendiamo “certi filmatini” che circolano sul tubo beh non credi che un passo indietro dovrebbe farlo proprio chi “gestisce” quella platofrm?

  4. Ciao Flavio, grazie per ciò che esprimi molto bene. Oltre al disinteresse, a me pare via sia una informazione “malata” e un disegno più generale, messo in atto dai “manovratori” dei mezzi che ci trasportano sulle impervie strade della vita, di ridurre tutto un popolo al disimpegno o addirittura al “pensiero unico”. Quindi, ben venga chi “canta fuori dal coro”.
    Ho “scoperto” ora il tuo blog tramite quello di mixzone (dalai87), penso verrò spesso a leggerti e inserisco un riferimento al tuo blog tra i miei preferiti.
    Un saluto da Angela

  5. Ciao.
    Sicuramente metodi non violenti, non inneggio alla lotta armata, ma alla lotta di piazza, ai movimenti. Hai ragione, quegli anni in cui la lotta portò morte, si sono rivoltati contro di noi e non a caso siamo a questo punto. Per risvegliare i dormienti, ci vuole informazione e azione, l’una non può fare a meno dell’altra. Pultroppo credo che in questa situazione, le ottime parole ed intenti da sole non bastino, pur essendo la via più corretta. Ci vogliono le azioni, le manifestazioni, i movimenti, ci vuole che la gente quando apre la finestra di casa si accorga che c’è qualcuno che dice no, non è giusto.

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