PIL, consumi e felicità

    Uno degli obiettivi principali di quasi tutte le economie statali del mondo è l’incremento del PIL, il Prodotto Interno Lordo di una nazione. Forse si dà per scontato che la felicità sia proporzionale ai consumi, e si cerca così di fare in modo che si possa consumare quanto più possibile. O forse alimentando i consumi si salvaguardano gli interessi economici di certe categorie di soggetti. Tra l’altro il PIL, che dovrebbe essere un indice di misura del benessere di una nazione, include anche le spese sostenute per curare chi si ammala a causa dell’inquinamento e dell’insalubrità che sono conseguenza della eccessiva produzione di beni di consumo, le spese sostenute per fronteggiare la criminalità che emerge come conseguenza di condizioni sociali non a misura d’uomo, le spese per la produzione di antifurti, armi, ecc. Robert Kennedy, il 18 marzo 1968, tre mesi prima di essere assassinato, fece all’Università del Kansas un bellissimo discorso sul PIL, che invito a leggere.
    Io sono certo che la corsa sfrenata e compulsiva al consumismo, oltre ad arrecare danni all’ambiente, ci allontana dai nostri simili, da noi stessi e dalla felicità. La cosa più bella non è acquistare, comprare, sostituire, aggiornare, ma apprezzare ogni piccolo, singolo oggetto che si ha: un libro, un foglio per scrivere, una penna … La corsa ai consumi causa invece l’incapacità di apprezzare le cose, piccole e grandi, e di capirne la preziosità. Oscar Wilde, già ai suoi tempi, diceva: oggi si conosce il prezzo di tutte le cose, e il valore di nessuna. Abbiamo molto più di quello che sarebbe sufficiente per essere felici; l’infelicità, spesso, dipende dalla incapacità di essere felici, non dalla mancanza delle condizioni sufficienti alla realizzazione di questa condizione.
    Il fisico Fritjof Capra ha scritto un libro interessante, prendendo spunto da certi indirizzi alternativi di economia che stanno emergendo, dal titolo Il punto di svolta, nel quale vengono proposti modelli di sviluppo e stili di vita sostenibili, più adatti ai reali bisogni dell’uomo, e rispettosi dell’ambiente. In questo libro, di cui consiglio la lettura, l’autore mostra anche come l’uomo, per riempirsi la vita di cose di cui non ha un vero bisogno e che anzi lo degradano e lo impoveriscono spiritualmente, è costretto a rinunciare ad altre cose per lui fondamentali, come per esempio il tempo libero, la natura, il contatto umano con i propri simili.
    Per concludere voglio citare un aforisma che devo ad un mio amico: più il pensiero è debole, più i consumi sono forti. 
PIL, consumi e felicitàultima modifica: 2008-12-22T17:44:00+01:00da oivalf1
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2 pensieri su “PIL, consumi e felicità

  1. come al solito i suoi post sono sempre interessanti. Mi scuso per il ritardo, le auguro uno splendido 2009 pieno di serenità. Dal suo lettore Carlo.

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